La partecipazione italiana alla campagna di Russia si espresse, inizialmente, con un piccolo corpo di spedizione, il CSIR, che avrebbe combattuto duramente e con successo durante l’avanzata in Ucraina.
Successivamente, nel 1942, su richiesta di Hitler che per il suo piano offensivo aveva bisogno soprattutto di fanterie da porre a presidio dell’immenso fronte che si sarebbe prodotto, Mussolini dispose la partecipazione più ampia.
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Una flottiglia MAS venne inviata sul Mar Nero per operare nelle acque di Sebastopoli, mentre con i contingenti del CSIR, tre divisioni alpine e altre divisioni di fanteria e alcune legioni di camicie nere, venne costituita l’ARMIR (Armata Italiana in Russia) che avrebbe preso posizione sul fiume Don. |
Il trasferimento delle nuove divisioni italiane avvenne inizialmente a mezzo di ferrovia, poi con i “mezzi propri”, ovvero a piedi, mentre reparti del vecchio CSIR “Savoia” si slanciava nella sua ultima carica a Isbushenskiy.
Al termine dei movimenti e del raggruppamento, le divisioni vennero schierate a sud di Voronez, lungo una piccola ansa del Don. |
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Il corpo alpino, inizialmente non attaccato se non marginalmente, avrebbe abbandonato le sue posizioni per ultimo, in gennaio, quando ormai alle sue spalle si era chiuso l’anello russo.
“Julia” e “Cuneense”, esposte sui fianchi, resistettero fino alla distruzione.
La “Tridentina”, invece, combattendo duramente e a prezzo di gravissime perdite, riuscì a sfondare la sacca in prossimità di Nicolajewka e a rivedere l’Italia dopo un ripiegamento di migliaia di km a piedi.
Dei circa 200.000 italiani costituenti l’ARMIR se ne salvarono 90.000!