Ai primi del ‘500 l’Austria, vinta Venezia, sposta le sue frontiere verso sud, fino al Lago di Garda, annettendo altri territori tradizionalmente italiani, come il basso Trentino e la valle Ampezzana. Anche in questi territori vengono applicate le leggi austriache vigenti in materia militare. I territori in questione, come tutti gli altri territori austro-ungarici, sono tenuti a partecipare alle guerre dell’Impero soltanto con la difesa del proprio territorio. A tal proposito si rende pertanto necessaria la costituzione di milizie territoriali. In queste zone vi erano già presenti alcuni reparti di provetti tiratori denominati “schuetzen”. E così, sin dal ‘600, dai 10.000 uomini “di primo bando” che in caso di necessità il Tirolo doveva fornire, se ne trovano circa 2.500 di lingua italiana (Trentini), mentre l’altra metà del contingente è composta da alto-atesini di lingua tedesca (Bolzano, Bressanone, Lavis, Val di Non, e Val Pusteria). |
Schuetzen tirolese 1848 Cappello verde scuro con penne multicolori e coccarda bianca con centro verde, giacca di panno rosso con guarnizioni verdi, camicia bianca, panciotto rosso con motivi ornamentali verdi, cintura nera e bianca, pantaloni blu o marroni (sempre molto scuri), calze bianche, scarpe marroni. |
Tamburino della banda degli Schuetezen di Bolzano 1791 Questo soggetto tratto da un quadro presente al museo di Bolzano indossa un’uniforma tradizionale con cappello nero, pennacchi neri ed un mazzolino di fiori, giacca corta di panno verde scuro con bottoni di metallo bianco, camicia bianca, panciotto rosso con un motivo ornamentale (false bretelle) verde, calzoni corti azzurro scuro, calze bianche, scarpe nere con fibbia, tamburo bianco e verde appeso ad una tracolla di cuoio bianco. |
L’organizzazione degli Schuetzen si perfeziona per tutto il ‘600 e per il secolo successivo cosicchè quasi in ogni paese sorge un tiro a segno in cui i tiratori possono esercitarsi. Nei centri più popolati gli schutzen prendono a volte il nome di “Miliz” (Milizia), sono ovviamente meglio organizzati delle compagnie delle valli più remote. Tutti, comunque, sono dotati di vere e proprie uniformi, basate sul caratteristico costume regionale. Con queste uniformi e con questi costumi le compagnie degli “schuetzen” e poi la leva in massa si battono nelle guerre napoleoniche. Già nel 1796-7 si possono trovare tra i decorati al valore ufficiali degli schuetzen di provenienza trentina con cognomi italianissimi. Nel 1802 gli schuetzen ( o nella versione italiana, “bersaglieri” ) sono riorganizzati su 4 reggimenti di “Landmiliz” ed il Tirolo italiano fornisce il 4° reggimento con 2.458 uomini. L’occupazione franco-bavarese porta alla grande rivolta nel 1809 sotto la guida di Andre Hofer, ma a questa ormai leggendaria resistenza la partecipazione “italiana” è decisamente miniritaria. Il motivo è evidentemenete che le terre di lingua italiana sono le più prossime al nemico e quindi le prime a subire le rappresaglie francesi o austriache. La rivolta di Hoer è domata ma caro prezzo e 5 anni più tardi l’Austria è di nuovo padrona fino alle rive del Garda. L’impero introduce una prima coscrizione obbligatoria e, in riconoscimento dei passati meriti, i tirolesi estratti a sorte per la chiamata alle armi, vengono tutti assegnati al reggimento dei Cacciatori Imperiali Tirolesi (Tiroler Kaiserjaeger Regiment) al fianco del quale continua a sussistere l’organizzazione degli schuetzen. Una buona fonte iconografica per queste uniformi è data dai musei di cultura popolare altoadesina (quello provinciale di Bolzano per esempio), dai gruppi folkloristici delle diverse valli e dai delle chiese (come per esempio quella di Maria Trens presso Vipiteno) |
Nel 1848 ai volontari italiani della Lombardia e del Veneto si contrappongono i volontari austriaci del Tirolo, dell’Alto Adige e del Trentino (questi ultimi, per la verità in numero assai più ridotto, essendo soprattutto nelle città molto più vivo il sentimento patriottico nazionale).
Una rara eccezione è data da Cortine che, organizza addirittura una compagnia a supporto dell’Impero.
Ben più massiccio è l’apporto degli schuetzen altoatesini e tirolesi che si battono su molti fronti a difesa dell’Impero.
L vittoria del ’48 dall’Impero un decennio di tranquillità, ma già nel ’59 deve rinunciare alla Lombardia e nel ’66 la guerra torna sui confini.
Stavolta gli schuetzen se la devono vedere con i volontari di Garibaldi.
Ma la causa nazionale dell’Italia unita fa sempre più proseliti fino nelle valli montane, anche Cortina, fino ad allora rara eccezione di sostegno austriaco comincia a nicchiare di fronte alla prospettiva di opporsi all’unità tricolore.
Con la riorganizzazione delle forze armate imperiali austro-ungariche, vengono costituiti in Tirolo 10 battaglioni di “Standschuetzen” (Tiratori Territoriali), organizzati su base locale, 3 dei quali sono reclutati tra le popolazioni di lingua italiana. Successivamente questi battaglioni sono inquadrati in 3 reggimenti impiegati nella grande guerra sul fronte russo e su quello serbo. La frontiera meridionale dell’Austria nel 1915 era pertanto sguarnita di reparti regolari e per far fronte all’incombente avanzata italiana dovette richiamare i tiratori iscritti alle varie società di tiro a segno troppo giovani o troppo vecchi per essere impiegati nei fronti russo o croato. Raggruppati a seconda delle località d’origine in distaccamenti, compagnie e battaglioni, gli “Standschuetzen” vengono mobilitati in segreto il 18 maggio 1915 ed in breve 44 battaglioni e 9 compagnie autonome si portano sulla frontiera che va dall’Adamello al Garda alle Dolomiti. Aiutati dalla conformazione del terreno e dalla lentezza delle azioni italiane, essi riescono a tenere il fronte fino all’arrivo dei rinforzi. Tra gli Standschuetzen austro-ungarici ci sono anche alcune compagnie di lingua italiana (quelle della Vallarsa, di Riva, di Cavalese, di Pozza e di altre località, in tutto circa 3.500 uomini). Ancora nel 1918 queste unità erano presenti nell’esercito imperiale. |
Schuetzen di Bolzano 1791 Cappello come per il tamburino, giacca lunga di panno marrone, camicia bianca, panciotto rosso con motivo ornamentale verde, cintura di cuoio scuro con aquila bianca, calzoni color verde scuro, calze blu e scarpe nere con fibbia. |
Con il 1918 ed il confine dell’Italia al Brennero, viene meno per gli “Standschuetzen” di lingua italiana, tedesca o ladina, la struttura militare.
Sopravvive, però, ancor oggi, limitatamente all’Alto Adige e per i soli elementi di lingua tedesca, come fenomeno associativo in cui agli scopi sportivi o ricreativi si sono sostituiti quelli della conservazione della tradizione popolare.
Fine
Fonti: Spunti tratti da un’articolo di Piero Crociani sulla Rivista “Storia Modellismo” Anno 4 nr 7/8. Tavole originali di Massimo Brandani.