LANZICHENECCHI, UN AMORE A PRIMA VISTA
Una decina di anni or sono, vidi su di una rivista un baldanzoso figurante (o reenactors, come si chiamano oggi) travestito da mercenario tedesco del primo ‘500.
Non era propriamente ciò che si dice un tipo prestante, ma c’era qualcosa di talmente affascinante in quel suo fisico tozzo, nelle vesti sgargianti e nel boccale da birra appeso alla cintola da farmi prudere talmente le mani ed indurmi ad intraprendere i primi esperimenti con stucchi e carte abrasive.
Il fascino peculiare dei lanzichenecchi risiede, secondo me, nel contrasto estremo fra carattere morale ed estetica del soggetto.
Questi particolarissimi guerrieri sono in effetti una commistione di stilemi del classico guerriero barbaro (lunghe barbe ei baffoni, brutalità estrema nel modo di combattere), armature di rara bellezza (le armate mercenarie imperversano a cavallo tra la fine del 1400 e la prima metà del 1500, secoli di massimo sviluppo nell’arte di forgiare armature, siano esse alla massimiliana od altri stili), vestiti estremamente sgargianti e voluttuosi che sicuramente mal si addicono a guerrieri truci e spietati e ferrea disciplina durante tutto il loro servizio.
E stata proprio questo miscellanea di stili ad attirarmi maggiormente ed appassionarmi tanto che ancora oggi i miei soggetti preferiti sono proprio loro.
Oltretutto, modellisticamente parlando, questi soggetti si prestano molto in quanto hanno belle superfici metalliche, tessuti spesso damascati (parte delle razzie nelle varie pievi e canoniche) e visi estremamente caratterizzati dalle pendici barbute.
RICERCHE PRELIMINARI
Sul 500 di documentazione iconografica se ne può trovare davvero molta, sia per quanto riguarda abiti, accessori e acconciature (Dipinti di pittori coevi, incisioni di Durer e Burgchmaister ecc.) sia per quanto concerne armature ed armi.
In questo caso, per il vestito mi è bastato sfogliare alcuni Osprey dedicati al periodo (The landsknecht, La battaglia di Pavia ecc.) nonché lo splendido volume “L’ultima battaglia del medioevo” di Mario Troso. Per l’armatura mi sono avvalso del munifico volume “Le armature del ‘400 a Mantova”, una vera bibbia per quanto riguarda le armature italiane e tedesche del tardo ‘400 inizio del ‘500. Anche i cataloghi di famose e riconosciute case d’aste sono delle vere chicche per quanto riguarda l’osservazione di pezzi originali, spesso riprodotti nei minimi dettagli con ottime fotografie. Devo anche dire anche se suona un poco strano, che anche svariate pubblicazioni per bambini possono essere davvero d’aiuto in alcuni casi a patto di trovare conferma su testi di comprovata veridicità storica.
Studiare a fondo le varie documentazioni è fondamentale e permette oltrettutto di riuscire ad interpolare elementi presi da fonti diverse con la certezza di non commettere un falso storico.
SCULTURA
Comincio sempre i miei nuovi figurini da un manichino anatomico costituito da cassa toracica stilizzata, bacino, un ovale per la testa e un accenno ai volumi di gambe e braccia, il tutto in stucco epossidico (ne uso diversi, a seconda della bisogna, per così dire!) unito da filo di rame od ottone.
Dopo diversi tentativi ho definito la postura e bloccato le giunture principali (ginocchia, unione tra torso e bacino, gomito e collo del piede) con piccole porzioni di stucco. Ho deciso di rappresentare il figurino in una posa abbastanza rilassata ma al contempo spavalda ed un po’ strafottente, che si addicesse al personaggio che avevo in mente.
Inoltre, la gamba destra alzata permette di sviluppare le pieghe della gonna aumentando la superficie da decorare.
Successivamente sono passato alla definizione delle masse muscolari, lasciando i volumi grezzi ma sufficientemente accurati.
In questo caso le gambe saranno ricoperte da una sorta di calze aderenti, per cui la scultura di polpacci e caviglie è stata curata in maniera particolare.
La base è pronta. Secondo me un figurino valido si capisce subito dall’impostazione del manichino.
A volte basta una leggera torsione della testa (insegnamento appreso dal mio amico e ottimo pittore Luca Olivieri) o del busto per rendere accattivante un soggetto altrimenti anonimo.
Ora è il momento della scultura e modellazione vera e propria.
Comincio sempre dal viso. Un bel viso mi mette di buon umore e mi dà la carica per scolpire bene anche il resto. Non parto mai da porzioni di viso commerciali o prestampate, preferisco partire da zero, procedimento che, anche se più lungo e, diciamo, pericoloso in termini anatomici, mi dà comunque la possibilità di fare ogni soggetto diverso dal precedente e con caratteristiche del tutto personali.
Abbozzati i tratti generali del viso con piccole porzioni di stucco, ho modellato dapprima l’arcata sopraccigliare ed il naso, dando già un’idea di espressione al viso, dopodiché ho completato bocca e occhi, modellando il tutto con punte metalliche, bulini e spatole in acciaio.
Di seguito ho scolpito la corazza pettorale, i cannoni delle braccia con le cubitiere alla tedesca e gli spallacci.
In questo caso ho scelto di rappresentare una mezza armatura da cavallo del primo ‘500, senza particolari caratterizzazioni di stile, ma con degli spallacci imponenti che grazie alle lame a protezione del collo danno alla figura un aspetto molto possente.
Corazze simili indossate dagli ufficiali si trovano spessissimo nelle incisioni coeve.
Ho preferito partire dalla corazza perché deve avere una finitura perfettamente liscia e lucida, procedimento che richiede un deciso lavoro di cartavetro ad acqua, bisturi e spugnette, tale da mettere in serio pericolo porzioni circostanti eventualmente già finite.
Generalmente modello a grandi linee i volumi della corazza a fresco, dopodiché, una volta perfettamente asciutto lo stucco, comincio a scolpire prima con bisturi e poi con cartavetro di grana sempre più fine. Per le corazze credo che lo stucco ideale sia però il Milliput Superfine White.
Inizialmente la mia idea era di scolpire un petto alla massimiliana, ricco di scanalature ma, affascinato da una splendido trittico del Durer, ho preferito riprodurre al di sopra dell’armatura una sorta di farsetto costituito da fasce incrociate sul petto, che impreziosce l’insieme dando colore ad un pezzo altrimenti un po’ monocromo.
La gonna è stata lasciata per ultima, e mi ha creato davvero non pochi problemi … è stata una sorta di continua addizione e sottrazione di volumi. Normalmente creo tutti gli accessori secondari dopo una lunga ricerca fra la documentazione in mio possesso, così da poter rendere particolare ma sempre filologicamente corretto anche il particolare più insignificante.
Cappello e katzbalger sono sempre in stucco epossidico. Il fodero della spada è stato realizzato tagliando da una sfoglia di stucco un parallelepipedo poi sagomato. I bracci a doppia S dell’elsa sono costituiti da due sottili rotolini di stucco intrecciati, sagomati e posizionati dopo averli fatti essiccare.
PITTURA e BASETTA
Non sono un pittore, o perlomeno non lo sono più, ma dipingere tessuti damascati mi è sempre piaciuto.
L’intero soggetto è stato dipinto ad acrilico, con tinte Deko, Valleyo, Maimery e Games Workshop (principalmente per i metalli). Sul viso è stata passata una leggera velatura di lucido traparente per dare più “umanità” al soggetto.
La base è un blocchetto in legno di faggio trattata con 3 mani di impregnante in fasi successive alternate a carteggiatura con paglietta metallica. Il terreno è modellato in stucco epossidico on l’aggiunta di legno naturale e sabbia i diversa granulometria.
Il tutto è stato dipinto in acrilico e completato con erba sintetica ed un mix di spezie da cucina come origano, mentuccia ecc. che credo simulino discretamente le foglie appassite ed accartocciate del periodo autunnale.
Buoni soldatini a tutti!
Vincenzo Alberici