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Legionario della Fanteria di Marina – Masterclass

Il pezzo è della ditta EMI, serie Gladius dedicata ai romani, scultore Adriano Laruccia.
Il figurino, semplice nel vestiario e nell’armamento, deve la sua forza alla posa che lo raffigura nel bel mezzo di uno scontro, al bellissimo viso ed al grande scudo che costituisce l’elemento di maggior impatto visivo sullo spettatore.
Dopo le solite puliture di rito ho subito assemblato le braccia, dopo avere predisposto un perno per il pesante scudo così da farlo restare sollevato da terra.
Il fodero della daga, lo scudo e la testa sono stati dipinti e poi incollati.
Veniamo alla pittura:
le parti in bronzo (elmo, gambale e cintura) sono state realizzate con una miscela di oro per tipografia e terra d’ombra ad olio, applicata sulle superfici preventivamente trattate con nero opaco.
Questo strato deve essere ben steso, come sempre quando si tratta di colori ad olio, passando magari più mani di colore.

Dopo una parziale essiccatura (il giorno dopo) si realizzano le ombre, aggiungendo alla miscela iniziale del terra d’ombra e del nero avorio.
Le parti più in luce sono state trattate con ripetuti lavaggi con giallo trasparente diluito (Tamiya), ottenendo il duplice effetto di schiarire e conferire lucentezza.
La cotta è stata lucidata con uno spazzolino di ottone e poi sottoposta ad una serie di lavaggi (nero avorio e terra d’ombra ad olio, nero opaco nelle parti più in ombra).
Per la veste ho scelto il classico bianco.
Il viso è stato realizzato ad acrilico con la solita infinita ma efficace serie di luci ed ombre graduali.
Ho poi deciso di conferire al nostro amico un aspetto più minaccioso e vissuto ed ho realizzato la barba incolta, con dei lavaggi molto diluiti di nero sulla zona del mento e del labbro superiore.
Sono rimasto molto soddisfatto dell’effetto ottenuto che ha letteralmente cambiato volto al personaggio, rendendolo più consono alla situazione rappresentata.
Infine lo scudo. Come detto, se si guarda il figurino frontalmente, in pratica si vede soltanto lo scudo e quindi doveva essere ben lavorato.
Confesso che non mi sono sforzato tanto in ricerche sul tipo di figura da riprodurre, poichè quella riportata sulla box art mi piaceva molto.
Quindi mi sono limitato a ricopiarla.
Prima ho realizzato il colore di fondo, con tutte le ombre ed i rilievi.
Poi i delfini, sfumati anche loro per armonizzarli con la luce sullo scudo.
Infine un po’ di segni (incisi all’inizio) e di sporco.
Per “ambientare” il nostro combattente non poteva mancare qualche graffio, una sbucciatura al ginocchio ed un po’ di sangue (del nemico).
Due parole sull’ambientazione.
All’inizio delle guerre con i Cartaginesi i Romani si videro costretti a munirsi di una propria flotta.
Le prime navi messe in acqua però non avevano grandi speranze di competere con quelle puniche, così pensarono di munirle di una tavola d’abbordaggio.
Si trattava di una tavola in grado di ruotare su di un palo, alto 7 mt e largo 20 cm, montato sulla prua della nave.
La tavola era larga 1.2 mt e lunga 11 mt ed era dotata di un arpione di ferro a forma di becco (da cui il nome CORVUS con la quale veniva chiamata) ed aveva una paratia di legno sui due lati alta fino al ginocchio e poteva essere alzata da una puleggia fissata in cima al palo.
Quando si avvicinava la galea nemica, la passarella veniva alzata e ruotando sul palo di prua veniva calata sul ponte avversario dove l’arpione si conficcava mantenendo unite le due navi.
A questo punto i marines poggiando gli scudi sul bordo delle paratie potevano attraversare la passarella completamente protetti dai tiri dei nemici.
La battaglia navale veniva così trasformata in uno scontro tra fanterie che i romani avevano ottime probabilità di vincere potendosi avvalere di fanti ben preparati ed organizzati.
Il campo di battaglia veniva semplicemente trasferito sul ponte di una nave, ed è qui che ho pensato di ambientare il figurino.
Ho così tagliato delle striscie di legno del tipo usato per il modellismo navale, incollandole sulla basetta.
Ho riprodotto segni, tagli vari, del bagnato e del sangue ed infine un pezzo di corda, immancabile sulle navi.
Devo dire che figure non troppo in posa ma colte in una qualche azione sono molto stimolanti da dipingere poiché alla classica realizzazione pittorica si deve aggiungere qualcosa che renda il particolare stato d’animo del soggetto (in questo caso grinta e cattiveria).
Spero di esserci riuscito.

Marco Berettoni