Introduzione/l’Orifiamma
La battaglia di Agincourt è senz’altro uno degli eventi medievali più rappresentati dalle varie ditte produttrici di figurini. Oltre alle tante figure presenti nei cataloghi simili per scala e per dinamicità della posa, ve ne sono tante altre ugualmente utilizzabili magari con qualche piccola modifica. Questo mi ha permesso di realizzare un diorama con un discreto numero di figure che riproducesse un momento di questo famoso episodio della guerra dei cent’anni.
Ho utilizzato 12 figure, tutte a piedi, la metà delle quali ha richiesto modifiche più o meno importanti per adattarle alla scena. E’ stato un lavoro piuttosto lungo e la progettazione, le modifiche, la pittura, la preparazione del terreno e l’assemblaggio finale hanno richiesto circa 200 ore di lavoro. […]
Una breve descrizione della battaglia:
nel 1415 Enrico V, per rivendicare i suoi diritti alla corona di Francia decide per una campagna militare e sbarca ad Harfleur, che viene assediata e conquistata. Nonostante il suo contingente fosse stato dimezzato dal lungo assedio e dalla dissenteria, il Re decide di condurre le restanti truppe (circa 900 uomini d’arme e 3000 arcieri) fino a Calais. Intanto l’esercito francese, comandato dal conestabile Charles d’Albret e dal maresciallo Boucicault, si è riunito e segue lo spostamento degli avversari. Dopo una marcia forzata di 15 giorni gli Inglesi vengono intercettati in una piana tra i paesi di Agincourt-Tramecourt e Maisoncelles dove le due armate si schierano per la battaglia. Le forze in campo sono nettamente sbilanciate a favore dei Francesi; anche se non v’è certezza assoluta sui numeri si parla di un rapporto di 4 o 5 a 1. Tutto lascia pensare ad una facile vittoria ma una serie di fattori indirizzerà le sorti dello scontro a favore degli Inglesi.
I giorni precedenti la battaglia forti piogge avevano reso il terreno, arato da poco, molto pesante. Alcune fonti riferiscono che il fango arrivava ovunque alla caviglia ma in alcuni punti anche alle ginocchia se non addirittura alle anche. Questo attenuò molto l’effetto della carica della cavalleria francese che, rallentata dal fango, prima di coprire la distanza che la separava dalla prima linea inglese, subì diverse bordate di frecce, finendo poi contro i pali piantati nel terreno morbido dagli uomini di Enrico V. A quel punto in una ritirata disastrosa la cavalleria travolse la prima linea di cavalieri appiedati che stava sopraggiungendo (8.000 cavalieri e scudieri, 4.000 arceri e 1.500 balestrieri) a loro volta subito incalzati dalla seconda linea.
Infatti molti cavalieri francesi, presenti in gran numero e presagendo una giornata di gloria e temendo di non riuscire ad accaparrarsi ostaggi (bisogna ricordare che all’epoca i nobili venivano spesso catturati per chiedere poi ingenti riscatti) vollero forse anticipare i tempi lanciandosi disordinatamente all’attaccco.
Il campo di battaglia era poi stretto tra due ali di foresta e questo impedì ai Francesi manovre laterali ed attacchi sui fianchi dello schieramento inglese. L’avanzata degli uomini a piedi (ed in armatura) sul terreno fangoso e per di più già percorso dalla cavalleria pesante fu molto faticosa (e sempre sotto una pioggia di frecce) e probabilmente i Francesi arrivarono allo scontro già fiaccati ed inoltre erano talmente numerosi che si ostacolarono a vicenda (alcuni cronisti riportarono che i soldati della prima linea non poterono sferrare colpi di spada in quanto ostacolati da quelli alle loro spalle che li pressavano). La forza d’urto della prima linea francese fu così molto blanda e gli Inglesi poterono attendere i nemici e farne strage anche grazie alle schiere di arcieri che, abbandonato l’arco e messo mano alle spade ed approfittando della loro agilità e libertà di movimento (erano privi di armatura) ebbero facilmente la meglio sugli esausti ed impacciati cavalieri avversari.
Questi eventi, oramai assodati, hanno naturalmente condizionato la scelta delle figure e dei personaggi da rappresentare.
Pensando a come collocare le figure, ho deciso di incentrare la scena sulla sacra bandiera francese, l’Orifiamma. Questa bandiera era custodita nell’abbazia di St. Denis e fin dal 1088 veniva tratta dall’abbazia e portata dai Re francesi in testa all’esercito in tempo di guerra.
Nel corso degli anni è sempre stata affidata a personaggi di primo rilievo dell’aristocrazia francese.
A portare l’Orifiamma ad Agincourt fu Guillaume de Martel.
Guillaume de Martel
Sire di Bacqueville, fu autirizzato a portare l’Orifiamma il 28 marzo 1414. Guillaume si trovava al centro della 1° divisione quando fu ucciso e la bandiera perduta. La sue armi sono oro, tre martelli rossi con un bordo composto d’argento e d’azzurro.
Il pezzo fa parte del kit Pegaso (PE-54-802) e nella versione originale tiene una bandiera nella mano destra e lo scudo con la sinistra. Io ho preferito mettergli nella destra una spada e spostare la bandiera nell’altra mano. Ho quindi limato il braccio sinistro dove era previsto l’incastro per lo scudo ricostituendo la forma dll’armatura e forato la mano per inserirvi l’asta. Le parti in metallo sono state lucidate.
L’Orifiamma
Sebbene si abbia testimonianza dell’esistenza di più versioni dell’Orifiamma, a 3, 5, o 8 code, tutta rossa o con un bordo verde o costellata di fiammelle d’oro (e ciò è plausibile anche perché fu più volte persa in battaglia) sembra che quella usata ad Agincourt fosse semplicemente rossa.
La bandiera è stata fatta con una laminetta opportunamente tagliata e modellata, alla quale sono stati fissati i nappini in dotazione nel kit (SOL-SD02) ed il solito tondino di ottone per l’asta.
Il diorama vuole quindi rappresentare, in pochi cm2, un momento specifico di quella giornata (la difesa della bandiera da parte di Guillaume e di altri cavalieri stretti a proteggerlo) raprresentativo però dell’intera battaglia:
un terreno molto affollato (per questo tante figure nel minor spazio possibile);
la determinazione degli Inglesi e lo sconcerto dei Francesi (rese dai volti delle figure);
la scelta dei personaggi, fatta con l’intento di ricreare una situazione rappresentativa dell’evento. Quindi i 6 Francesi riproducono naturalmente il porta bandiera, e poi uno dei comandanti, due nobili uccisi ed uno catturato più un generico uomo d’arme. Mentre per i 6 Inglesi ho scelto 2 cavalieri, 2 soldati in armatura e 2 fanti proprio per riprodurre proporzionalmente il tipo di forze in campo;
naturalmente tra i Francesi ci sono dei caduti (alla fine della battaglia si conteranno 11.000 morti, tra cui lo stesso conestabile e moltissimi nobili e 1.500 prigionieri tra i Francesi, mentre gli Inglesi subirono perdite oscillanti tra le 50 e le 200 unità);
inoltre la scelta dei cavalieri (tra quelli presenti e di cui le fonti non dicono nulla di specifico riguardo alle loro posizioni e spostamenti in quella giornata che non siano compatibili con il momento rappresentato) è stata anche in parte dettata dalle loro cotte d’armi, cercando di riprodurre diversi colori e diverse tipologie di araldiche (animali, figure geometriche, etc.).
Agincourt fu una disfatta per i Francesi i cui vertici delle gerarchie militari e dell’aristocrazia vennero letteralmente decapitati e negli anni seguenti Enrico V intraprese altre campagne in Francia ottenendo infine il riconoscimento delle sue rivendicazioni. Solo la sua morte prematura, probabilmente per dissenteria dopo l’assedio e la conquista di Meaux nel 1422, impedì la realizzazione del suo progetto in quanto suo figlio, pur se erede al trono di Inghilterra e di Francia, aveva però soltanto un anno. E poi venne Giovanna d’Arco…..
Le figure scelte
Pegaso ha in catalogo 2 scenette ambientate ad Agincourt, una di 3 personaggi (PE-54-801) e l’altra di 4 (PE-54-802) che volendo si possono unire e che si ispirano al ferimento del Duca di Gloucester. 6 delle mie figure derivano da questi due kit.
Poi ho usato della ditta Soldier la scenetta (SOL-SD02) “L’Orifiamma ad Azincourt”, quella (SOL-SD03) “Tannenberg 1410” cavaliere e sergente teutonici ed il Portastendardo Francese (SOL-SA35). Infine l’alabardiere di Andrea Miniatures AM-SMF-45.
Alla prossima
Marco Berettoni