CONOSCIAMO PIU’ DA VICINO LE POPOLAZIONI INDIGENE DELLE GRANDI PIANURE DELL’AMERICA DEL NORD
La regione della “grandi Praterie” del Nord America è un vasto insieme di pianure comprese tra le montagne Rocciose e il Mississipi, confina a Nord con il Canada e a Sud con il Rio Grande. In questi immensi pascoli, dove prosperava il bisonte, vivevano alcune tribù nomadi. La notorietà di questi uomini divenne enorme dal momento in cui iniziarono le loro resistenze all’avvento della “civiltà” dell’uomo bianco. Con la fine della guerra di secessione il flusso migratorio verso i territori del West riprese aumentando in modo considerevole. |
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L’insediamento dei coloni in quelle aree, che il governo di Americano aveva garantito agli Indiani, produsse come effetto la violazione dei trattati di pace con le tribù pellirosse, le quali reagirono con violenza. La situazione sfuggì al controllo del governo al punto di sfociare nella “soluzione” della riserva. Per circa vent’anni gli indiani lottarono sconfiggendo più volte l’esercito statunitense senza però riuscire a sfuggire al loro destino di “confinati”. |
Fu uno scontro tra due civiltà totalmente diverse, l’una escludeva l’altra, in effetti l’avanzata dell’uomo bianco era destinata a mutare l’habitat dell’indiano e viceversa l’uomo bianco non avrebbe potuto sopravvivere in un ambiente tanto selvaggio.
Vennero, così, di conseguenza, distrutte le fonti primarie su cui si basava la pur elementare economia degli indiani.
I pellirossa delle praterie erano fondamentalmente dei nomadi e praticavano l’agricoltura solo in forme molto rudimentali, mentre la fonte di ogni risorsa era la fatidica caccia al bisonte.
Infatti da questo animale i pellirosse ricavavano il cibo, gli indumenti e la stessa casa; si può, pertanto, comprendere quale fosse l’importanza di questo animale in quell’ecosistema e quanto fosse importante per loro potersi muovere liberamente per seguire le immense mandrie che migravano attraverso le pianure erbose.
A causa della colonizzazione dell’uomo bianco venne a mancare la principale fonte di sostentamento di un intero popolo. |
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Per chiarire la funzione e l’importanza di questo animale nella vita degli indiani basterà descrivere alcune sue forme di impiego più comuni.
Le pelli dei bisonti uccisi nella stagione fredda diventavano delle coperte di folta pelliccia utili per i freddi inverni o anche mocassini, guanti, mantelli ecc…
Gli animali uccisi, invece, nella stagione calda avevano una pelle più adatta per la realizzazioni di camicie, abiti e gambali; con questo materiale “estivo” si realizzavano, inoltre, le tende nei villaggi (essendo la pelle particolarmente impermeabile).
In pratica ogni piccola parte della carcassa del bisonte aveva un suo preciso uso.
La diffusione del cavallo tra gli indiani delle praterie ne cambiò profondamente la vita e significò per loro l’inizio di un’epoca d’oro.
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La vita nomade divenne più attraente, poichè offriva delle possibilità di spostamento fino ad allora impensate. Cacciare il bisonte a cavallo significava avere delle prede sicure, scongiurando così il pericolo di eventuali carestie. Ma soprattutto combattere montando i “grandi cani” diventava una gara eccitante. L’uso del cavallo ebbe anche altre conseguenze: infatti molte delle tribù che vivevano ai margini della prateria, praticando le forme di agricoltura più progredite, furono attratte nella prateria dalle prospettive di una vita meno dura, tornando così ad essere nomadi. |
Ciò valse ad amalgamare genti di circa venti gruppi linguistici diversi creando un patrimonio di tradizioni comuni.