Anche Alessandro il Grande, come altri famosi protagonisti del passato, è stato oggetto del lavoro di diversi scultori.
Mi viene alla mente un 90mm a cavallo ed un 75mm a piedi di Pegaso; un 54mm a cavallo di Time Machine ed uno, sempre a cavallo, di El Viejo Dragon e poi questo 54mm a piedi di Soldiers tanto per citarne alcuni.
Quest’ultimo, opera di Adriano Laruccia, è ritratto in una posa molto classica, soprattutto nel viso che sembra trasposto pari pari da un famoso ritratto marmoreo.
Le vesti sono quelle visibili in un altro altrettanto noto mosaico.
La box art colloca la figura alla battaglia di Isso, nel 333 AC, quando Alessandro doveva avere 23 anni.
Il volto sembra quello di un uomo più maturo ma penso che lo scultore abbia voluto ritrarre una figura senza età (rifacendosi appunto ad un busto classico) certamente idealizzata ma adatta a rappresentare una figura come quella di Alessandro, che si considerava un semidio, discendente addirittura da Ercole (per parte del padre Filippo II) e da Achille (per parte della madre, la regina Olimpias della casa regnante d’Epiro).
Nato nel 356, la consapevolezza della sua discendenza e l’educazione ricevuta (fu per tre anni allievo del filosofo Aristotele) innescarono in lui sogni di grandezza.
A 15 anni partecipò alla sua prima caccia al leone; a 17 anni guidò la cavalleria macedone di elìte contro i Tebani nella battaglia di Cheronea; a 22 anni assistette all’assassinio del padre, al quale succedette sul trono di Macedonia.
Dopo un anno di scontri per riconquistare parte del suo regno intraprese la conquista della Persia ed in tre battaglie, di Granico, di Isso e di Gaugamela, sconfisse le armate di Dario di gran lunga superiori di numero.
Intraprese una spedizione che doveva portarlo fino all’estremo confine delle terre conosciute e che non andò in porto a causa del rifiuto dei suoi uomini a proseguire.
Morì sulla via del ritorno a Babilonia a soli 32 anni e senza rivedere la sua Grecia.
Le sue imprese all’epoca apparvero incredibili tanto da meritargli appunto l’appellativo di “O Megas”, “Il Grande”.
La scultura, come oramai questo autore ci ha abituati, è di ottima qualità.
Il viso, anche se per il discorso fatto sopra può non piacere, è a mio avviso fantastico da dipingere.
Il pettorale è di una straordinaria ricchezza e precisione di dettagli.
Anche l’elmo trovo che sia molto ben fatto e tutto il resto è sicuramente all’altezza.
L’assemblaggio non è banalissimo, come sempre quando ci sono di mezzo mantelli non fusi alla figura ma da comporre ed aggiungere dopo la dipintura come in questo caso.
Una buona pianificazione del lavoro è sufficiente comunque a superare queste difficoltà.
Per i colori vorrei dire che sono stati usati diversi toni di bianco, per mantello, tunica e pettorale, partendo da deck tan e/o silver grey, “sporcati” con grigio o marrone a secondo dei casi.
L’aggiunta di bianco pergamino per le luci e grigio scuro e/o marrone per le ombre è stata, trattandosi del poco coprente bianco, molto graduale e ripetuta all’infinito.
Il metallo dell’elmo e della spada è stato lucidato con il solito spazzolino di ottone e poi lavato con nero avorio ad olio diluito e poi con smoke grey.
Le parti in metallo giallo sono state realizzate trattando il metallo lucidato con giallo trasparente e poi con lavaggi terra d’ombra ad olio.
Nel caso del grande scudo i lavaggi sono stati ripetuti diverse volte per arrivare ad un tono più scuro e meno dorato del giallo dell’elmo.
L’ambientazione è stata mantenuta “scarna” essendoci già scudo ed insegna ad accompagnare la figura.
Un bel pezzo da aggiungere alla galleria dei grandi personaggi della storia.
Marco Berettoni