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Gli Schiavoni veneziani – Appendice – Masterclass

Avendo la spada ed il fucile, era da stabilire quale delle due armi dovessero usare i nostri Schiavoni, per presentare gli onori e per muoversi in parata.

Il fante normale usò sempre il fucile, anche quando aveva al fianco il “palossetto” (una spada corta e ricurva simile al “briquet” francese, essendo un binomio inscindibile fanteria e moschetto, mentre l’oltremarino era certamente più identificabile con la spada schiavona, l’arma da accompagnamento di questi famosi soldati “nazionali”. Tanto è vero che molti la vollero come arma, pur non appartenendo a tale truppa. Ne abbiamo anche una prova letteraria: nel libro “Memorie di un ottuagenario”, conosciuto meglio come “Memorie di un italiano”, Ippolito Nievo, ci descrive il Conte zio, armato di una pesante schiavona e di un paio di mustacchi (all’uso schiavonesco, appunto) “per dimostrar il suo sfavore agli imperiali“, vantando egli improbabili trascorsi guerreschi con quella truppa baldanzosa e audace. Ecco allora comparire nel manuale del “Felt Marescial Mattias Gio: Co: di Schulembough” datato 1735, la descrizione dei movimenti che l’oltremarino doveva compiere per estrarre la spada e rimetterla poi in fodero, tenendo fermo nel contempo il fucile al fianco.

Il resto, cioè il presentare le armi alla bandiera, all’ufficiale comandante, o il muoversi in parata, credo fosse assimilabile ai movimenti con la spada contenuti in altri manuali, l’ultimo dei quali fu scritto da Giovanni Salimbeni (noto personaggio che, onorato di incarichi importantissimi nell’ambito militare, fu probabilmente una delle colonne portanti del disegno volto a favorire l’instaurazione di un nuovo governo di stampo “democratico”, gabbando un Doge debole e insicuro.

Riporto qui sotto i comandi trascritti dal manuale Schulembourg, ricordando che la schiavona era detta anche “palosso”:

Movimento per l’ Infanteria Oltremarina

Comandi e tempi

Fuori il Palosso Si prenderà il braccio sinistro e si impugnerà colla destra il collo del fucile dandogli una piccola spinta colla spalla sinistra per metterlo in candela, poi colla mano sinistra si passerà prontamente ad’incontrarlo con risonanza a pollice steso in faccia all’occhio.
Si girerà il corpo sul tacco sinistro per un ottavo di giro verso la sinistra avanzando il piede destro a mezzo il piede sinistro ed a tre dita di distanza, restando però il capo di fronte. Colla mano sinistra si calerà il fucile lungo il fianco a braccio steso e si metterà in bilancia colla bacchetta di fronte e la canna in sù. La mano destra subito dopo abbandonato il fucile, passerà ad’impugnare il Palosso, col pollice steso. Avertasi di tener fermo accosto al fucile il fodero del Palosso colle dita indice e medio della sinistra, per poterlo facilmente cavar fuora.
Rimettendo il corpo di fronte si sguainerà il Palosso, portandolo vivamente colla punta in sù in candela in faccia la spalla dritta col piano di fronte, guardamano verso la sinistra, e pugno accorso al fianco.
Palosso in fodero Si girerà il corpo verso la sinistra nel modo indicato nel movimento precedente, e colle dita indice, e medio della sinistra si prenderà il fodero. S’inclinerà la punta del Palosso prendendola all’imboccatura del fodero, e chinando un po’ la testa per potersi vedere, si introdurrà la lama nel fodero stesso restando colla mano all’impugnatura del Palosso.
Si rimetterà il corpo di fronte, e si alzerà colla mano sinistra il fucile, rasente il fianco sinistro girandolo perché la canna si rivolga alla fronte, e si porrà in candela col calcio in fianco nel modo solito. Allora colla destra s’impugnerà il collo e colla sinistra si passerà ad impugnarlo con risonanza sotto il calcio.
Si gitterà il braccio destro al suo fianco.

Millo Bozzolan