Della struttura di partenza sopravvivono una parte del telaio e qualche elemento di carozzeria.
Il procedimento di trasformazione è semplice: si divide in due (in senso trasversale) una Jeep e si collegano le due metà con longheroni e pannelli in modo da far crescere lunghezza e larghezza del mezzo.
Al tutto viene aggiunto un tetto per riparare dalla pioggio e dal sole i passeggeri.
Una volta effettuati aggiunte ed ampliamenti, il veicolo che ne risulta è in grado di trasportare non meno di sei persone, ma in certe versioni, perfino undici, diciottoe più!.
Quanto ai motori che muovono questi piccoli autobus, sono per di più di produzione moderna, giapponese o tedesca, mentre l’allestimento dei mezzi rimane affidato, in maggioranza a piccole officine meccaniche e carrozzerie.
Tutti i tentativi di avviarne una vera e propria produzione in serie hanno dato infatti esito insoddisfaciente, perché nessun proprietario di Jeepney (che non sempre è la stessa persona che guida) rinuncerebbe mai alla caratterizzazione spinta propria di questi mezzi.
Personalizzare il proprio Jeepney con innumerevoli oggetti e decorazioni lo rende un vero e proprio biglietto da visita, oltre che un autentico spettacolo ambulante, e talvolta addirittura una piccola opera d’arte popolare.
La quantità di cromature e oggetti aggiunti, la pletora di fari e luci colorate, le pitture minuziose, e ancora tendine, immagini religiose, scritte di ogni genere fanno degli Jeepney dei veicoli senza eguali.
Non a caso sono ormai divenuti oggetto di collezionismo che vede partire gli Jeepney più belli per i vari paesi del mondo.
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